sabato 8 ottobre 2011

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente la Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuire il testo non solo nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione.
Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.
Il testo qui pubblicato è identico a quello approvato dal Governo Italiano.


Preambolo

  • Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

  • Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;
    Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;

  • Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni;

  • Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'eguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;

  • Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

  • Considerato che una concezione comune di questi diritti e di queste libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;

L'Assemblea Generale

proclama

la presente Dichiarazione Universale dei Diritti Dell'Uomo come ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2

1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5

Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti.

Articolo 6

Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8

Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibiltà di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonchè della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.

Articolo 11

1) Ogni individuo accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie per la sua difesa.
2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13

1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

Articolo 14

1) Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni.
2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15

1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, nè del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16

1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17

1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20

1) Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21

1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio Paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio Paese.
3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22

Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonchè alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23

1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
4) Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24

Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25

1) Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26

1) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27

1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28

Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e la libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29

1) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati.




mercoledì 31 agosto 2011

Carlo Mazza - LUPI DI FRONTE AL MARE



Carlo Mazza è al suo esordio letterario, ma leggendo "Lupi di fronte al mare" (edizioni E/O) non si direbbe davvero. L'autore barese, infatti, ha costruito un romanzo "giallo" dall'intreccio complesso ma ordito con sapienza, grazie al pieno controllo delle linee narrative, al "montaggio" serrato tra le sequenze (con un utilizzo di set up/pay off - semina/raccolta - e di "taglio" inter-scena di matrice cinematografica), alla gestione sapiente delle pause, alla cura certosina nell'oliare i meccanismi della detection investigativa vera e propria.
Un'architettura perfetta, insomma, impreziosita dalla specularità, costruita per via oppositiva, dei due archi drammaturgici principali, quello del "cattivo", l'avvocato Spadaro, e quello dell'eroe, il commissario Bosdaves: una discesa agli Inferi contro una risalita dagli Inferi, una caduta per avidità e una rinascita dalla propria accidia. Un'opposizione che non è soltanto strutturale, quindi, ma anche e soprattutto "tematica": e non sempre nei romanzi gialli questa "osmosi" tra architesto e sottotesto riesce in modo così fertile, essendo d'altronde un'operazione di "profondità" non proprio semplice.
Ed é proprio all'altezza di tale profondità (mi si passi l'ossimoro) che il romanzo trova, a mio avviso, il suo peso specifico ed il suo "valore aggiunto letterario". Direi meglio: la sua "urgenza". Nella capacità, cioè, di sollevarsi a racconto morale (ma non moralistico) e ad affresco di un'epoca: un'epoca in cui l'avidità di denaro costituisce il motore immobile delle dinamiche sociali, in cui il potere si delinea come saccheggio sistematico del bene comune e dove il Bene stesso si costituisce come complice involontario del Male, quando si abbandona alla rassegnazione e al disincanto passivo. Utilizzo le parole "Bene" e "Male" in via puramente "funzionale": nel romanzo non c'è, infatti, un'opposizione manichea tra loro. C'è, piuttosto, un contrasto tra "ordini sociali": quello dei "lupi", le cricche avide di potere e di possesso, e quello degli "agnelli", le persone normali con vite normali, non dedite all'accumulo del superfluo ma piuttosto impegnate nella rincorsa del necessario. Tra di loro, il commissario Bosdaves, un eroe disorientato che sembra più preso dai propri disastri affettivi che dalle indagini vere e proprie, che nei fatti sono svolte da Martina, la sua amica giornalista (un'intrigante aiutante dell'eroe, alla quale Mazza affida il ruolo fondamentale di riportare Bosdaves alla vita - un Orfeo in vesti femminili, insomma, ma che riesce a non voltarsi all'uscita dell'Ade) e dal tenente Sallustio, tanto pedante nel rispetto delle regole del proprio lavoro quanto Bosdaves è pedante nel fare a modo suo. Le indagini, a dire il vero, sono facilitate dagli errori di chi ha commesso i delitti: elemento non da poco, perchè, come direbbe Ariosto in un racconto di detection quale l'Orlando Furioso strutturalmente è, "il peccato guida il peccatore". Vale a dire: tutte le azioni del peccatore, non soltanto quelle volte al compimento del crimine, sono condizionate dal suo peccato. Ed è quello che accade all'avvocato Spadaro, la cui avidità è la sua colpa ma allo stesso tempo la sua punizione, poichè gli fa compiere i passi falsi che faranno fallire il piano di scalata alla Banca Normanna. E' il Male stesso, insomma, che si autocondanna, in un meccanismo "tragico" rovesciato, applicato, cioè, non più agli eroi ma agli anti-eroi. Una visione pessimistica, quella di Mazza, ma allo stesso tempo realistica: la forza di certi nuclei di potere è tale che soltanto se stessi, probabilmente, sono in grado di sconfiggersi, nell'assolutizzazione folle del proprio ruolo e del proprio essere.
Di fronte a tutto questo, la ricerca esistenziale del disorientato commissario Bosdaves è la ricerca di tutti noi: finalizzata a ritrovare nella semplicità di un quotidiano normale, ma mai banale, l'anticorpo necessario a sopravvivere in un mondo di lupi, che se potessero, parafrasando il titolo, divorerebbero anche il mare. Non è, però, una ricerca "regressiva", di pura retroguardia, poiché Bosdaves cerca pur sempre di sconfiggerlo, questo Male, e in un modo o nell'altro ce la fa; è la ricerca, questo sì, di chi sa che prima della Lotta c'è bisogno di una casa sicura alla quale tornare. Di una Stella polare a cui affidarsi per orientarsi nelle tante pericolose notti di cui è fatta la vita.

venerdì 1 aprile 2011

Scheda del romanzo "Io non ho paura". Istruzioni per la 3F.

Ciao alunni! Dal momento che ci sono già, pubblico anche le istruzioni per costruire e compilare la scheda di lettura del romanzo di Ammanniti (nel post precendente c'è il materiale sul nucleare).
Leggetela: in settimana ve la spiegherò meglio in classe.
Per oggi (solo per oggi...) ho finito: vado a riposarmi.

p.s. Vi auguro un buon lavoro e un buon weekend, e non studiate troppo per l'interrogazione di lunedì: non vorrei sentirmi in colpa!


1. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Titolo, autore, editore, traduzione (di)

2. GENERE LETTERARIO
Romanzo realistico, autobiografico, fantastico, psicologico, fantascientifico, storico, di formazione, ecc....

3. TRAMA IN BREVE
Situazione iniziale --> sviluppo, con avvenimenti principali --> conclusione

4. PERSONAGGI
Protagonista o protagonisti
Personaggi principali
Personaggi secondari
Personaggi corali (masse, eserciti, categorie di persone)

Per quanto riguarda il protagonista, cercate di delineare il suo "arco di trasformazione", vale a dire il percorso che compie nella narrazione e che lo porta, alla fine, ad essere "diverso" rispetto all'inizio.
Come cambia nel corso della storia? Che "prove" supera? Che cosa "impara"?

5. LUOGHI DELL'AZIONE
Individuate luoghi e spazi in cui avvengono i fatti.
Possono essere luoghi reali o immaginari, verosimili o fantastici, luoghi aperti o luoghi chiusi. Possono essere anche luoghi simbolici, metafora dello stato psicologico del protagonista.
I
6. TEMPO DELL'AZIONE
Periodo storico in cui avviene la storia.
Durata dell'azione.
La narrazione segue l'andamento cronologico regolare oppure ci sono flashback, o digressioni indietro nel tempo per sintetizzare lunghi periodi?


7. NARRATORE E PUNTO DI VISTA
Il narratore è esterno o interno?
La narrazione è in prima o terza persona?
Il punto di vista è onnisciente o parziale?
Il narratore è di primo o di secondo grado?

8. TECNICHE NARRATIVE E SCELTE STILISTICO-ESPRESSIVE
Nota se c'è una prevalenza di sequenze narrative, riflessive, o descrittive, oppure se c'è un equilibrio tra di esse.
Sottolinea la presenza di flashback, flashforward, anticipazioni, colpi di scena.
Prevalenza di discorsi diretti o indiretti?
Sottolinea l'uso di monologhi interiori, flussi di pensiero.
Ritmo narrativo veloce? Lento? Alternato?

9. LINGUAGGIO
Registro alto, formale, con parole colte e letterarie? Oppure registro basso, informale, con parole del gergo popolare, dialettale o familiare?
Uso predominante di frasi complesse, con diversi gradi di subordinazione, oppure di periodi brevi, con prevalenza di coordinazione?
Uso di esclamazioni, di parole onomatopeiche?

10. L'INTENZIONE COMUNICATIVA DELL'AUTORE

L'autore secondo te intende (possono essere validi più punti, e in quel caso argomenta la risposta):

a. esprimere la propria opinione in merito a delle tematiche presenti nel testo;
b. suscitare riflessioni o discussioni su determinati problemi;
c. ricostruire la realtà storico-sociale di un periodo o di un'area geografica;
d. evidenziare realtà socio-economiche;
e. presentare la complessità dell'animo umano, dei sentimenti, dei vizi, delle virtù dell'uomo;
f. proporre modelli di comportamento, di crescita, o valori positivi;
g. divertire, stupire, commuovere, suscitare orrore o paura;
h. prefigurare il futuro
i. altro (definisci tu)

11. GIUDIZIO PERSONALE
Rispondi con un giudizio motivato alle seguenti domande.

a. Il romanzo ti è piaciuto, ti ha divertito, commosso, interessato? O al contrario ti è risultato noioso?=
b. L'intreccio è chiaro e scorrevole, oppure di difficile comprensione?
c. Il linguaggio ti è sembrato facile? Difficile? Adatto al contenuto del testo?
d. Quali personaggi ti sono piaciuti di più? Con quale o quali ti sei identificato? Quali hanno suscitato in te antipatia o repulsione? Perchè?
e. C'è una pagine o un episodio che ricordi con maggiore piacere e che rileggeresti volentieri? Quale? Perché?
f. Condividi il punto di vista e il messaggio dell'autore?
g. Consiglieresti la lettura del romanzo? A chi?



IL NUCLEARE (materiale per la 3F)

Ciao alunni, ecco il materiale sul nucleare che vi avevo promesso. Naturalmente, è da considerarsi soltanto INTEGRATIVO rispetto a quello che raccoglierete VOI nella vostra ricerca. Buona lettura, buon lavoro e buon weekend!
Il Professore di Italiano.


ENERGIA NUCLEARE: INTRODUZIONE

L'energia nucleare è una fonte energetica da valutare attentamente sia negli aspetti positivi che negativi. In primo luogo è necessario comprendere il suo funzionamento. Nelle centrali nucleari l'energia scaturisce dal bombardamento dell'uranio con neutroni. Il nucleo dell'uranio si divide in due nuclei più piccoli tramite un processo detto di 'fissione nucleare' durante il quale si genera energia e altri neutroni che, a loro volta, continueranno a far dividere i nuclei di uranio dando luogo alla famosa 'reazione a catena nucleare'. Durante questo processo viene emessa radioattività ad alta intensità. Gli oggetti e i metalli esposti alle radiazioni diventano essi stessi radioattivi, ossia scorie radioattive. Le scorie dovranno essere stoccate per migliaia di anni fin quando non decade il livello di radioattività. Il grado di radioattività non consente all'uomo di avvicinarsi alle scorie e, al momento, la scienza non è in grado di distruggere le scorie radioattive o di accelerare il periodi di decadimento della radioattività.
L'uranio è la materia prima delle centrali nucleari a fissione. Una minima quantità di uranio consente di produrre un'elevata quantità energia, e a differenza del carbone o del petrolio, senza emissioni di anidride carbonica (principale causa dell'effetto serra). Non esistono stime ufficiali sull'estrazione annuale di uranio. Questi dati sono coperti dal segreto militare o dal segreto di Stato.

ENERGIA NUCLEARE NEL MONDO

Chi produce l'energia nucleare?

Sono circa 440 i reattori nucleari attivi nel mondo. I paesi con maggiore presenza di reattori nucleari sono i seguenti:

104 negli USA
59 in Francia
53 in Giappone
Le centrali nucleari nel mondo producono complessivamente 370 gigawatt, pari al 16% della produzione mondiale d'energia elettrica. Un dato consistente ma ben lontano dai 1000 gigawatt stimato negli anni '70 per i nostri anni. L'incidente di Chernobyl negli anni '80 frenò l'ottimismo verso l'energia nucleare per la consapevolezza delle gravi conseguenze in caso di incidente. Va tuttavia detto che dall'incidente di Chernobyl (avvenuto per cause in gran parte dovute all'errore umano) la tecnologia è stata notevolmente migliorata a vantaggio della sicurezza.

I paesi che soddisfano il proprio fabbisogno energetico interno tramite l'energia nucleare sono i seguenti:

Francia: 76% fabbisogno energetico interno
Paesi dell'Europa dell'Est: 40-50%
Unione europea: 35%
Paesi OCSE: 25%
USA: 20%

Il caso della Francia è unico al mondo. Il 76% dei consumi energetici francesi sono soddisfatti mediante reattori nucleari. Seguono i Paesi dell'Est, le cui centrali nucleari obsolete identificano una pericolosa eredità del precedente regime sovietico. Desta attenzione il caso degli USA, il paese dove il nucleare è nato, dove la produzione di energia dal nucleare non supera ancora il 20%. L'Europa soddisfa mediamente il 35% del proprio fabbisogno energetico interno tramite l'uso di centrali nucleari. Sul dato pesano fortemente i reattori nucleri francesi.

Nel futuro si prevede un minore impiego dell'energia nucleare?

Nonostante i dati favorevoli al nucleare (soprattutto la situazione francese) secondo l'IAEA (International Atomic Energy Agency) il peso dell'energia nucleare rispetto alle altri fonti di energia era destinato a ridursi entro il 2020. Questa previsione è datata 2004 e sembra essere stata smentita dagli ultimi eventi della politica energetica internazionale. L'affermazione e l'ascesa di nuovi paesi sullo scacchiere mondiale (es. Cina e India) e la conseguente crescita della domanda di energia mondiale ha spinto alla cantierizzazione di nuovi reattori nucleari. In Asia sono attualmente in cantiere almeno 15 nuove centrali nucleari (Cina, Corea del Sud, India e Taiwan). La situazione in Europa e negli Stati Uniti merita invece un livello di approfondimento maggiore. L'assenza di investimenti nella costruzione di nuove centrali nucleari in Europa negli anni '90 è un dato di fatto. La Finlandia è stato l'unico paese europeo ad avere messo in cantiere nell'ultimo decennio del '900 la costruzione di una nuova centrale nucleare (centrale di Olkiluoto, attiva entro il 2010). L'approccio nei confronti del nucleare da parte dei paesi europei è radicalmente mutato nel corso del primo decennio degli anni duemila. L'effetto serra e il caro petrolio hanno fatto riavvicinare all'energia nucleare anche i paesi occidentali più scettici. Agli inizi degli anni duemila molti paesi europei nuclearizzati (Svezia, Germania, Olanda e Belgio) avevano deciso di non sostituire le attuali centrali nucleari al termine del loro ciclo produttivo. L'acuirsi del problema ambientale e le cicliche crisi del petrolio e del gas hanno però rimesso in discussione il destino del nucleare in Europa. La politica prevalente in questi ultimi anni tende a prolungare la vita delle centrali nucleari europea, in attesa di una possibile risposta ai problemi del nucleare da parte della ricerca scientifica. Prevale pertanto una politica di attesa. Alcuni paesi, come l'Italia, hanno infine radicalmente ribaltato la propria posizione, siglando il ritorno ufficiale all'energia dall'atomo.


STORIA DEL NUCLEARE

L'energia nucleare nasce ufficialmente nel 1934 con gli esperimenti portati avanti da un gruppo di scienziati italiani sotto la guida del fisico Enrico Fermi. Il gruppo è anche conosciuto con il nome di "ragazzi di via Panisperna" dove risiedeva la sede dell'istituto. Gli studi furono portati avanti nel 1938 dal chimico tedesco Otto Hahn che per la prima volta riuscì a dimostrare il principio della fissione nucleare mediante il quale si basa ancora oggi il funzionamento di una centrale nucleare. L'impatto di un neutrone con un nucleo di uranio 235 dà luogo a più frammenti. Gli studi di Hahn confermarono in tal modo l'ipotesi della fissione già avanzata nel 1934 dalla chimica Ida Noddack. L'impatto del neutrone con l'atomo di uranio dava luogo alla divisione del nucleo e al rilascio di una quantità considerevole di energia. Nel corso della seconda guerra mondiale la ricerca sul nucleare ottenne ampi investimenti da entrambe le parti in conflitto al fine di creare una super bomba in grado di segnare la superiorità tecnologica di almeno uno dei paesi in conflitto. La task-force americana (cd Progetto Manahttan) riuscì per prima a conquistare la prima applicazione nucleare con la costruzione della bomba atomica. Il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica fu lanciata sulla città giapponese di Hiroshima causando la morte di migliaia di civili ma anche la fine della seconda guerra mondiale. Da quel giorno il mondo non ha conosciuto più altri conflitti bellici mondiali anche grazie alla contrapposizione degli armamenti nucleari a disposizione dei due blocchi (cd guerra fredda). Negli anni '50 gli studi militari sull'energia nucleare furono portati avanti anche sul piano civile per la realizzazione dei primi reattori nucleari e delle prime centrali atomiche (o centrali elettro-nucleari). Nel 1954 il presidente degli Stati Uniti, Eisenhower, approvò ufficialmente il progetto "Atom for Peace" al fine di agevolare l'introduzione dell'energia nucleare in applicazioni civili e per la produzione di energia elettrica. La prima centrale elettrica con reattore nucleare fu realizzato nel 1955 nello Stato dell'Idaho (U.S.A.). Il reattore civile si chiamava Borax III.


Storia del nucleare nel dopoguerra

Nel 1942 il gruppo di scienziati coinvolti nel progetto Manhattan, tra i quali Enrico Fermi, lavorò per la realizzazione in laboratorio della prima "reazione a catena" controllata. Il progetto aveva scopi militari, era nato durante la seconda guerra mondiale e finanziato dal governo alleato degli Stati Uniti per dare vita alla prima bomba atomica. Nello stesso tempo anche la Germania aveva attivato ricerche simili. Il progetto Manhattan si concluse prima. Le prime bombe atomiche della storia furono sganciate nel 1945 sulle due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Un evento che segnò la fine della guerra e una morte orrenda per la popolazione inerme delle due città giapponesi. Ancora oggi le conclusioni e le opinioni sono controverse.

Nel 1954 il presidente degli Usa, Eisenhower, inaugurò il progetto "Atom for Peace" allo scopo di favorire l'applicazione civile dell'energia nucleare. In soli 12 mesi venne realizzata la prima centrale nucleare della storia, il reattore civile Borax III in grado di fornire energia elettrica a una piccola città dello Stato dell'Idaho (Usa).


FUNZIONAMENTO TIPICO DI UNA CENTRALE NUCLEARE

Una breve e semplice spiegazione sul funzionamento. La reazione a catena nucleare avviene all'interno del guscio di cemento e di acciaio, sempre in uno stato cosiddetto "critico" in cui ogni neutrone colpisce un solo nucleo di uranio. Il processo deve essere costantemente controllato poiché se venisse superata la soglia "critica" (ovvero se un neutrone colpisse più nuclei di uranio) la reazione a catena genererebbe un surriscaldamento esponenziale e la conseguente fusione del nucleo nel reattore con emissioni di radiazioni nocive, cosi accadde alla centrale di Chernobyl.

Per controllare la reazione nucleare l'uranio viene immerso in una piscina d'acqua pesante in grado di rallentare l'attività dei neutroni e quindi di controllare la reazione nucleare. Nella piscina vengono poi poste barre di cadmio o di boro per assorbire parte dei neutroni che si liberano dalla fissione nucleare. La reazione a catena nel processo di fissione genera calore e riscalda i flussi di acqua presenti in uno scambiatore di calore generando vapore. La forza vapore muove le turbine meccaniche per produrre energia elettrica.

Le prime centrali nucleari degli anni '50 basavano il proprio sistema di raffreddamento sull'utilizzo del gas. Negli anni '60 venne preferito l'uso dell'acqua. Il ruolo dell'acqua è sempre stato fondamentale nelle centrali nucleari. Il processo di fissione richiede costantemente un flusso refrigerante per controllare il calore emesso e consente la trasformazione del calore in vapore acqueo (forza vapore). L'acqua è prelevata e scaricata in continuazione dai fiumi antistanti alle centrali nucleari. Ha fatto notizia nella torrida estate del 2003 l'emergenza scattata in molte centrali nucleari francesi a causa dell'abbassamento delle acque nei fiumi. Il fenomeno naturale stava mettendo a rischio il processo di refrigerazione e controllo della temperatura dei moderni reattori francesi.

CENTRALI A FISSIONE NUCLEARE

Per affrontare correttamente l'argomento è necessario evidenziare la differenza tra le vecchie centrali nucleari e quelle basate sui reattori di ultima generazione.

A) I reattori tradizionali sono basati sul principio della generazione di calore dal nocciolo, il luogo dove avviene la reazione di fissione nucleare. Il calore a sua volta produce forza-vapore in grado di muovere turbine per generare elettricità. Il combustibile per ottenere la fissione dell'atomo è l'uranio arricchito. Le temperature medie di funzionamento oscillano intorno ai 330° C. Questa tecnologia produce scorie nucleari, la cui radioattività può durare migliaia di anni (anche 100.000). I reattori tradizionali sono stati anche teatro d'incidenti durante la loro storia, quello più grave accaduto a Chernobyl nel 1986.

B) I reattori di nuova generazione
I nuovi reattori nucleari a fissione prendono spunto dall'esperienza passata. Sono molto più sicuri dei reattori tradizionali, in caso di incidente le conseguenze sono minimizzate da doppi apparati di sicurezza basati sia su sistemi automatizzati e su principi fisici. Citiamo due reattori utilizzati nelle centrali nucleari di nuova generazione.

Nel reattore "a spettro veloce" il nocciolo è immerso nel sodio liquido, capace di scongiurare la dispersione di calore in caso di incidente. Il combustibile è il medesimo (uranio liquido) delle centrali tradizionali. Il problema delle scorie radioattive non viene risolto. La temperatura media è superiore ai reattori tradizionali e raggiunge circa 500°.
Nel reattore "a letto di sfere" il nocciolo è composto anche da grafite per garantire la resistenza fino a 1600°. Il Sud Africa realizzerà un prototipo di questo reattore nel 2006. Questo reattore, pur non eliminando il problema delle scorie, ha il pregio di non produrre plutonio (materia prima dell'industria bellica di armi atomocihe). Il reattore utilizza come combustibile l'ossido di uranio con elementi di grafite.

SCORIE NUCLEARI

Qualsiasi centrale nucleare produce "scorie radioattive". Una minima parte delle scorie sono normalmente disperse nell'ambiente senza provocare danni per l'uomo. Ad esempio, i reflui del raffreddamento sono scaricati direttamente nelle acque dei fiumi poichè considerati non pericolosi per l'ambiente.

Per scorie nucleari si intendono soprattutto quei materiali che, trovandosi nel reattore o nei pressi, sono soggetti a una continua emissione di radiazioni. Dal semplice bullone alle componenti mettaliche più grandi (pareti, contenitori ecc.). Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare, questi oggetti devono essere trattati come rifiuti speciali da trattare con molta attenzione in quanto fortemente radioattivi, e quindi pericolosi. Sono definiti per semplicità "scorie nucleari" ma occorre fare delle distinizioni. Le scorie nucleari non sono tutte uguali. E' un tipico errore dei giornali confondere le scorie ospedaliere con quelle delle centrali nucleari.

Le scorie nucleari si distinguono in base al grado di radioattività da cui dipende anche la durata del decadimento e la loro pericolosità:

Alta attività (scorie di 3° grado): il grado di radioattività elevato in queste scorie implica un lungo periodo di decadimento, fino a 100.000 anni. Le scorie di terza categoria sono, in particolar modo, le ceneri prodotte dalla combustione dell'uranio e gli oggetti vicini al reattore (es. pareti metalliche).

In tutto il mondo è stato identificato soltanto un sito "sicuro" per ospitare in profondità le scorie (deposito geologico) per migliaia di anni. Si trova in una zona desertica nel New Mexico (Usa) e ha richiesto oltre 25 anni di studio. Gli Usa hanno investito oltre 2,2 miliardi di dollari nello studio della sicurezza dei depositi geologico. Ciò nonostante ancora nulla sembra potersi affermare con certezza. Le scelte di localizzazione dei depositi di scorie sembrano più frutto della ragion di Stato che di processi condivisi con i cittadini del luogo.

Media attività (scorie di 2° grado)
Bassa attività (scorie di 1° grado)
Queste ultime due categorie hanno una vita radioattiva inferiore. Necessitano soltanto di poche centinaia di anni per decadere. Queste scorie provengono, in gran parte, dagli ospedali (es. residui della medicina nucleare).

Il grande problema sono le scorie di terza categoria provenienti dalle centrali nucleari.

In Europa le scorie sono generalmente depositate nei pressi delle centrali nucleari o in centri di stoccaggio ingegneristici di superficie.

I principali centri di stoccaggio europei sono:

Le Hague (Francia)
Sellafield (Gran Bretagna)
Oskarshamn (Svezia)
Olkiluoto (Finlandia)

Tutti i centri di stoccaggio europei hanno natura "temporanea" per rispondere al criterio di reversibilità delle scelte. Non conoscendo con precisione le conseguenze dello stoccaggio delle scorie radioattive nel tempo, si rende così possibile un loro futuro trasferimento in altri luoghi. Nel caso dei siti geologici questo non sarebbe possibile, i materiali ospitati in cavità sotteranee dovranno restarci definitivamente anche nel caso in cui la scelta del sito si riveli sbagliata.In alcuni casi, ad esempio in Francia, le scorie nucleari sono riprocessate all'interno delle stesse centrali nucleari per produrre nuovo combustibile rigenerato (cd Mox) da riutilizzare nel reattore.

I depositi geologici e la posizione dell'Unione Europea.
La UE si è posta come obiettivo la costruzione e lo studio di depositi geologici comunitari per trovare una soluzione definitiva alle scorie europee. L'argomento è ancora aperto e controverso. Dopo i fatti di Scanzano Jonico, la UE ha sottolineato che tale esigenza non si estende ai paesi privi di piano energetico nucleare (come l'Italia). Questi paesi non hanno l'obbligo di costruire un deposito geologico e possono attendere "soluzioni europee". La UE auspica quindi la costruzione dei depositi geologici nei paesi dove siano presenti e attive molte centrali nucleari. Ad esempio in Francia (dove il 76% dell'energia elettrica è di origine nucleare).

Quante sono le scorie radioattive in Italia? L'Italia non conta grandi quantità di scorie nucleari. Il referendum del 1987 ha definitivamente bloccato la produzione di energia dal nucleare nel nostro paese. Nel nostro paese le scorie ad alta pericolosità sono circa 8.000 metri cubi. Una minima quantità che lascia aperta la porta alla soluzione europea.

I COSTI: IL NUCLEARE E LE ALTRE FONTI DI ENERGIA

Il costo variabile del nucleare appare a prima vista tra i più bassi (es. in Francia 0,015 € per chilowattora). Riprendendiamo una tabella comparativa del 2003 per rendere meglio l'idea:

0,02 € centrali idroelettriche esistenti
0,02 € carbone
0,03 € nucleare
0,04 € gas
0,05 € biogas
0,07 € geotermico
0,07 € eolico
0,07 € nuove centrali idroelettriche
0,12 € celle a combustibile
0,57 € fotovoltaico
(dati costo medio KWora in euro)

Il costo variabile dell'energia nucleare può trarre in inganno poiché non include l'intera spesa che il pubblico deve sostenere per realizzare, gestire e infine smantellare una centrale nucleare. Analizzando complessivamente il sistema energetico, ovvero partendo dalla costruzione delle centrali sino anche alla complessa gestione dei rifiuti, si riscontra un notevole incremento nei costi sociali e una scarsa convenienza economica sociale. Questi i principali handicap:

Una centrale nucleare necessita un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo lungo periodo di tempo vanno poi aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite "potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Il deposito negli Usa sarà dedicato solo alle scorie di II grado mentre resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) stoccate temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive.

Esempio. per costruire la centrale nucleare Usa di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari correnti. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti.

Soltanto per smantellare le quattro centrali nucleari italiane l'International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari.
In conclusione
Il nucleare è stato presentato come una fonte indispensabile per generare energia elettrica a basso costo. In realtà i suoi costi "nascosti" (sostenuti dallo Stato tramite tasse e imposte) sono ancora troppo alti se paragonati alle normali centrali termoelettriche (gas o carbone). Per individuare un quadro completo dei costi è necessario allargare la visione all'intero ciclo di produzione e non soffermarsi sui singoli aspetti. Solo in questo modo si riesce a comprendere il reale costo sociale che la società dovrà pagare per avere l'energia nucleare.

Va comunque considerato che l'antieconomicità del nucleare è soltanto un aspetto dell'analisi politica. Il ritorno al nucleare può essere giustificabile per ridurre la dipendenza delle economie occidentali dall'import di petrolio, gas e carbone. La capacità di una nazione di far fronte al proprio fabbisogno energetico interno rappresenta un obiettivo politico e strategico per difendere la propria economia nazionale dagli shock esterni. Soltanto in questi casi, e in questi termini, il ritorno al nucleare può essere considerato come una scelta razionale da intraprendere.


DEFICIT ENERGETICO ED ENERGIA NUCLEARE

La produzione di energia elettrica in Italia copre soltanto l'83% della domanda nazionale di energia (dato 2003). Il deficit energetico è coperto tramite l'importazione di energia elettrica dall'estero (in particolare dalla Francia). Una dipendenza funzionale che ha avuto la sua massima evidenza durante il black out energetico nella domenica del 28 settembre 2003. Va comunque detto che il black-out del 2003, di cui sono ancora poco chiare cause e responsabilità, potrebbe essere stato causato anche da anomalie nella rete di distribuzione dell'energia.

La situazione in Europa.
La dipendenza della UE dal petrolio rischia di aumentare nei prossimi 30 anni. Una dipendenza crescente che sembra essere causata dall'assenza di reali alternative energetiche. Secondo la Commissione europea nelle "Previsioni mondiali per l'energia, la tecnologia e la politica climatica" (2003) la domanda di energia in Europa crescerà dello 0,4% ogni anno nei prossimi 30 anni. Nel 2030 i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) potrebbero rappresentare ancora l'88% dell'approvvigionamento mondiale di energia di cui ben il 34% ancora dal petrolio.

Il crescente caro-petrolio riscontrato nel 2004-2005 potrebbe però modificare queste previsioni di lungo periodo. Il rincaro petrolifero favorisce l'economicità delle energie rinnovabili (solare, eolico, biomasse, idroelettrico) e il ritorno degli investimenti statali nell'energia nucleare.

INCIDENTI NUCLEARI
Gli incidenti nelle centrali nucleari sono classificati su una scala da 0 (semplice guasto) a 7 (incidente molto grave). Questa scala di misura è detta INES (International Nuclear Event Scale). La classificazione degli incidenti non è facile. Spesso gli incidenti minori sono stati coperti dal segreto militare o non comunicati al grande pubblico.

Elenchiamo i principali incidenti di cui si è avuta conferma ufficiale:

Kyshtym (Unione Sovietica 1957) - scala Ines 6.
Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di Kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone.

Sellafield (Gran Bretagna 1957) - scala Ines 5.
Un incendio nel reattore dove si produceva plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l'intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all'incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.
Three Mile Island (Harrisburgh, Usa 1969) - scala Ines 5.
Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell'atmosfera gas radioattivi pari a 15000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone.
Chernobyl (Unione Sovietica, 1986) - scala Ines 7.
L'incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di materiale radioattivo disperso nell'aria (per avere un'entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L'intera Europa fu esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi.
Tokaimura (Giappone, 1999) - scala Ines 4
Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all'istante mentre altre 400 furono esposte alle radiazioni.
Come già anticipato la lista non può considerarsi esaustiva. Molti incidenti non sono mai balzati in cronaca perchè coperti dal segreto militare. La lista "nera", quindi, si presume molto più lunga di quella che abbiamo presentato. Sulle conseguenze degli incidenti manca ancora oggi un dato ufficiale che consideri non solo le morti causate negli incidenti ma anche l'impatto sulla salute dei cittadini nel lungo periodo.

IL RISCHIO DELLA SICUREZZA
Quotidianamente si sente spesso parlare di "sicurezza" per sostenere scelte politiche difficili o poco gradite dal punto di vista sociale (es. nucleare, ogm). Chi obietta o dubita viene spesso tacciato di ignoranza, di atteggiamento poco aperto al progresso e alla scienza. In realtà la stessa sicurezza è già da tempo oggetto della ricerca scientifica. Senza voler entrare nel merito delle scelte cercheremo di approfondire la conoscenza della "sicurezza".

Si può parlare di "sicurezza" quando la soglia di rischio "percepita" dalla società (ossia dalle persone coinvolte) è considerata accettabile. E' quindi importante individuare un indice del rischio. In termini molto semplici questo indice può essere determinatoalla seguente "formula-rischio".

Rischio = probabilità evento X conseguenze dei danni

Così un evento con probabilità minime di verificarsi e danni elevati può ottenere lo stesso indice di rischio di un evento con probabilità maggiore ma minori conseguenze. Si tratta di una visione oggettiva del rischio e si parla di "rischio obiettivo". E' quindi un rischio calcolato prendere l'aereo poiché il numero degli incidenti aerei in un anno rappresenta un minima parte delle ore di volo complessive di tutti gli aerei.

Attenzione però a confondere questa formula-rischio o il rischio calcolato anche per giustificare scelte pubbliche sgradite (es. deposito di scorie, centrale nucleare vicino casa ecc.). Il rischio-obiettivo ha validità soltanto se la probabilità dell'evento è determinata dall'osservazione empirica. In pratica soltanto se la probabilità è misurata in modo scientifico mediante test ripetuti o dall'osservazione diretta. Soltanto in questi casi si può parlare di "rischio reale".

Nel caso contrario saranno poste delle ipotesi restrittive che ridurranno enormemente la valutazione oggettiva delle probabilità. Ad esempio, un impianto nucleare può avere una probabilità di incidenti basata sull'esperienza passata ma di questi non esiste un vero archivio storico poiché salvo pochi casi eclatanti sono coperti dal segreto di Stato. Inoltre, poco può dirsi della probabilità degli atti esterni come il terrorismo o gli errori umani. Il disastro di Chernobyl fu causato da un errore umano non prevedibile in quanto al limite della follia (un esperimento incontrollato causò la fusione del nocciolo). Un altro triste esempio di eventi imprevedibili è l'attentato del 2001 alle Twin Towers, chi poteva mai prevederlo?

Pertanto si passa al concetto di "rischio ipotetico" la cui portata è sicuramente inferiore del "rischio reale". Molte ipotesi sono escluse dalle probabilità degli eventi possibili per semplificare l'analisi. Come ben sappiamo qualsiasi selezione implica un giudizio di valore da parte del ricercatore o del policy maker. Pertanto il rischio "ipotetico" perde la natura oggettiva per acquisire quella prettamente "soggettiva".

Altro aspetto fondamentale sono le conseguenze dei danni. Come stimare il danno di un incidente nucleare come quello di Chernobyl? Le conseguenze di un disastro nucleare si presentano dopo molti anni e impattano una vasta area geografica. I paesi hanno l'abitudine storica di non risarcire gli altri paesi confinanti per i danni da loro causati tramite l'inquinamento. Pertanto questi danni non sono mai visti come costi e non influenzano le scelte politiche. Il Protocollo di Kyoto è uno dei tentativi per far considerare queste esternalità negative (costi sociali) come costi privati dei singoli Stati. Non a caso gli Stati Uniti ancora oggi non hanno firmato il Protocollo.

Non è quindi possibile stimare le "reali" conseguenze dei danni causati da un particolare evento (es. incidente nucleare, effetti di lungo periodo degli OGM o sulle altre colture).

In conclusione, se il rischio di un evento infausto è ipotetico (non reale) ed i danni causati sottostimati ci troviamo dinnanzi ad un concetto di sicurezza molto fragile. Le scelte sono prese sulla base di ciò è più utile e non in base alla reale sicurezza. Senza scendere nel merito su ciò che è giusto o sbagliato sarebbe il caso di utilizzare l'aggettivo "sicuro" solo in casi ben limitati.

Di sicuro non esiste nulla ciò che l'uomo può cercare di gestire sono soltanto le conseguenze degli eventi. Su questo punto ci fermiamo lasciando a tutti il diritto di avere una propria personale "opinione" a favore o contro del nucleare (o degli ogm) senza scomodare il concetto di "sicurezza" o quello del "catastrofismo".


VANTAGGI E SVANTAGGI DEL NUCLEARE

Spesso il nucleare viene presentato come un male da combattere o come miracolosa pozione per risollevare l'economia nazionale. Non ci riconosciamo in entrambe le visioni. Il nucleare rappresenta un'opzione energetica come le altre con i suoi "pro" ed i suoi "contro". Proveremo ad elencare i principali vantaggi e svantaggi.

Il nucleare presenta indubbiamente dei vantaggi:

Una centrale nucleare non emette CO2
Le centrali nucleari non producono anidride carbonica ed ossidi di azoto e di zolfo, principali cause del buco nell'ozono e dell'effetto serra.

Vantaggio nella bilancia dei pagamenti
La produzione di energia dal nucleare riduce l'importazione di petrolio e la dipendenza delle economie dal petrolio. La copertura del fabbisogno energetico interno tramite il nucleare riduce la possibilità degli shock esterni sull'economia e consente ai governi un minore carico di spesa sulla bilancia dei pagamenti con l'estero. Il tutto si traduce in una maggiore stabilità del sistema economico nazionale..

Maggiore stabilità politica
Le principali riserve petrolifere sono concentrate in pochi paesi ad elevata instabilità politica (Medio Oriente) che rischia di trasmettersi anche nei paesi fortemente dipendenti dall'import del petrolio. L'uso del nucleare riduce la dipendenza occidentale dal petrolio mediorientale.


Vediamo ora quali svantaggi porta l'uso dell'energia nucleare:

Conseguenze in caso di incidente
La storia ha già mostrato la gravità delle conseguenze degli incidenti alle centrali nucleari. Le radiazioni a cui la popolazione viene esposta causano un maggiore rischio di morte per leucemia e tumore. Dall'incidente di Chernobyl la sicurezza delle centrali nucleari è diventato uno dei principali aspetti critici dell'energia nucleare per uso civile. Negli ultimi anni il progresso tecnologico ha notevolmente migliorato la sicurezza delle centrali nucleari dotate di reattori di ultima generazione.

Le scorie nucleari
Purtroppo le scorie nucleari sono un altro aspetto critico del nucleare. Non possono essere distrutte e l'unica soluzione, per il momento, sembra essere lo stoccaggio per migliaia di anni in depositi geologici o ingegneristici. La ricerca di un deposito sicuro è tra i principali obiettivi della UE e degli Usa. Sono necessari anni di studi e grandi investimenti per l'individuazione delle soluzioni di stoccaggio per centinaia di migliaia di anni.

Localizzazione centrali nucleari e proteste locali
Anche il processo di localizzazione di una centrale nucleare o del deposito di scorie è molto difficoltoso. Nessuna comunità locale accetta di sacrificare il proprio territorio per ospitare i rifiuti nucleari. La Sardegna, la Puglia, la Basilicata sono i recenti casi italiani di forti proteste antinucleari (2003). Nello stesso anno una comunità locale cinese si oppose con successo alla decisione del governo di costruire un deposito geologico di scorie attuando una dura e prolungata protesta. In entrambi i casi vinsero le popolazioni locali.

Il terrorismo
Viviamo in un'epoca in cui poche persone possono compiere grandi danni all'umanità. Il ricordo della tragedia dell'11 settembre 2001 ai grattacieli del World Trade Center è stato un duro shock per l'intera società occidentale. Il rischio che le centrali nucleari siano prese come obiettivi per atti di terrorismo o come bombe sporche è quindi molto realistico. E' lecito e razionale preoccuparsi. Le nuove centrali nucleari dovranno includere questo aspetto fin dalla fase di progettazione.

Il trasporto di materiale nucleare
Il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione "sicurezza". Durante il trasporto, oltre all'opposizione delle popolazioni che vedranno passare treni o navi con carichi radioattivi vicino alle proprie abitazioni, sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici. In Francia, il treni speciali adibiti al trasporto di scorie nucleari sono scortati da "carri armati" e da poliziotti a cavallo. L'itinerario del treno cambia in continuazione all'insaputa delle popolazioni residenti nei pressi delle ferrovie. Per questi motivi i depositi di scorie dovrebbero risiedere nei pressi delle centrali nucleari evitando in questo modo la necessità del trasporto delle scorie. La ricerca tecnologica e scientifica non ha ancora trovato il modo per distruggere le scorie all'interno delle stesse centrali nucleari. Si attendono ancora risposte in tale senso.

Il costo reale del nucleare.
Da circa 15 anni nessun paese occidentale, salvo la Finlandia, ha messo in cantiere nuove centrali nucleari. Il nucleare comporta costi elevati fin dalla realizzazione degli impianti. Vanno poi ad aggiungersi i costi militari per garantire la sicurezza dagli attentati terroristici e i costi per smantellare la centrale nucleare al termine della sua attività. Tutti questi costi non sono sostenibili da un'industria privata. Lo Stato deve necessariamente intervenire a copertura delle spese aumentando tasse e imposte ai contribuenti. In breve, il basso costo dell'energia in bolletta potrebbe essere più che compensato dall'aggravio fiscale in termini di imposte.

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